United States or Bangladesh ? Vote for the TOP Country of the Week !


Da una formidabile posizione sopra Solano aspettammo di piè fermo per due ore il nemico, il quale non osò nemmeno penetrare nel borgo, sin che non ebbe certezza che ripigliammo la via del ritorno.

Ci si chiuse nel camerotto riservato alle donne, il quale, secondo l'espressione dell'Eula, era «il meno peggio». Avevamo fame ma non aspettammo molto. Tre quarti d'ora dopo si spalancava l'uscio ed entravano roast-beef, un fiasco di vino, del formaggio, della frutta e delle sigarette. Mangiando si chiacchierava e si rideva.

Al mattino successivo aspettammo invano; incominciando a temere che il contagio delle abitudini cittadinesche tenesse il baritono a letto fino al mezzodì, andammo a chiedere di lui all'albergo era proprio uscito all'alba, aveva pagato il conto e non s'era più visto. «Avr

Coi capelli infiorati di verbena abbiam compiuto i riti, e il beato trepidanti aspettammo. Ora, con lena, batton nell'ambio le mule il selciato di porfido e odoran di lontano le greppie piene e li stalloni ardenti. Noi ti chiediamo il gaudio sovrumano di soffrir, tra la porpora dei letti, smunte le guancie e l'iridi languenti, sotto il bacio dei tuoi fatali Eletti.

Il sole era ardentissimo, nella vasta piazza regnava un profondo silenzio, tutti gli occhi erano rivolti dalla stessa parte. Credo che in quei momenti ai miei compagni, come a me, batteva il cuore più forte. Aspettammo circa dieci minuti.

Questo pensiero ch'ell'avrebbe voluto essere sana e robusta per me, venne una volta sola sulle sue labbra; negli occhi lo aveva ogni volta ch'era sofferente. Gli Steele vollero salire a Molkencur e noi li aspettammo non lontano, mi pare, dalla Kanzel dove la via gira cingendo il colle a mezza costa.

Ora quelle manine candide, che avevo visto battere la solfa sul davanzale, tenevano le molle innanzi al camino, e quel volto, che era quasi tuttavia un mistero per me, mi si mostrava aperto. Ah! la signora Nina era bella, o almeno mi piaceva tanto! Vedendo che mi stavo ritto, mi fe' un cenno cortese; sedetti; aspettammo alcuni momenti in silenzio; nessuno veniva.

«Lasciai, la sera stessa, un biglietto dal portiere del conte, e il domani, alle sette, insieme col barone Narconi, passai da casa sua. Fummo introdotti in una sala di studio e il domestico passò ad annunziarci. Aspettammo, aspettammo: non veniva nessuno. Ci guardavamo l'un l'altro, non sapendo che cosa pensare. Ad un orologio vicino suonarono le sette e un quarto. E non veniva nessuno. È difficile farsi un'idea dell'imbarazzo in cui lo stranissimo caso ci metteva. Bisognava prendere una risoluzione mi avvicinai ad un bottone di campanello elettrico e suonai. Lo stesso domestico riapparve. «Avete annunziata la nostra visita?» «Immediatamente.» «Il signor conte è levato?» «Signor .» «Allora, ripassate a dirgli che non c'è tempo da perdere....» Dopo qualche minuto, la porta si schiuse, ed il conte apparve. Si avanzò, lentamente, e con un tono di cerimonia, come dinanzi a degli sconosciuti, ci disse: «In che cosa posso servirli?...» Non mi perdo in commenti da darvi un'idea della nostra stupefazione, più che stupefazione, cominciava ad essere sdegno. «Ma, scusi, iersera io le scrissi che lo scontro sarebbe avvenuto stamani alle 8!» «Ahfece egli, e pareva cascasse dalle nuvole! Aveva ancora gli stessi abiti della sera, era evidente che tutta la notte non si era svestito. «Tutto è pronto disse il barone e sono gi