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Un'altra offesa?... Non starò in piedi. Vedrai che ti terrò buona compagnia. È un'ottima intenzione, ma alquanto problematica. Puff!... Che rospo! La gran massa di capelli d'oro sbiadito è tutta arruffata ed erta sull'occipite, come un fantastico colbacco. Ella si accosta al tavolino.

La bocca era larga, semichiusa, arruffata agli angoli come per burlarsi dei melensi baffi che la orlavano, baffi rari, sparuti, malesci, segno di ferocia. I peli del suo viso erano altresì rari e duri come i sentimenti che gli spruzzavano dal cuore. La sua faccia grassa cadeva a cascatelle, lasciando dei solchi che non rifrangevano la luce.

Bisognava vedere allora l'aria che assumeva il furbo matricolato: voleva gli si raccontasse ogni cosa minutamente; egli ascoltava attentamente, gravemente; scrollava il capo, appoggiava la fronte sulla palma della mano, mandava un certo sibilo delle labbra; guardava i contendenti, diceva che la questione era arruffata.... poi finiva con lasciar tutti contenti, e con l'idea che in quell'occasione aveva sudato sangue, ma era stato un vero Salomone.

Quando Pietro Laner gli capitò dinanzi col viso sparuto, annerito dal carbone della terza classe, col lungo ciuffo della parruccaccia arruffata, lo prese per , invece del giovane trentino, per uno dei soliti "tirolesi". Passate dal Bizzarelli! grugnì dispettosamente, continuando a scrivere più in fretta.

Nancy sedette sul letto e strinse al cuore la piccola testa morbida e arruffata. Ti spiegherò domani, disse. E tu non devi ascoltare ciò che si dice nella stanza vicina. Non è una cosa leale. Cosa vuol dire leale? Onesto, disse Nancy. E dopo una lunga spiegazione su ciò che è e ciò che non è onesto, Nancy la baciò e le diede la buona notte. Buona notte, disse Anne-Marie.

Il babbo sorrise: chinò in fretta la testa arruffata e si accostò il bicchiere alle labbra per bere un altro sorso d'aranciata, ma il bicchiere era vuoto.. Dopo aver parlato di cavalli, parlarono di scherma. Un'altra gran passione di Giacomino: ora peraltro non poteva esercitarsi come avrebbe voluto, perché alla palestra non si dava se non una lezione alla settimana.

Insomma, basta così, disse suo padre. Sono venuto per dirti che partiamo domani per l'Inghilterra. Régolati. Per l'Inghilterra? Domani? Ma cosa dici? Antonio era scattato in piedi. Ma tu sei matto, babbo mio! O fai per scherzo? Come vide che suo padre aveva l'aria poco scherzosa, continuò, agitato: Ma cosa ti viene in mente di voler andare in Inghilterra? Giacomo tentennò l'irta testa arruffata.

Infatti, in quel punto si udì la voce della signora Maddalena che chiamava: Gian Maria! Gian Maria, il secondogenito, sebbene avesse un anno soltanto meno di Temistocle, era molto più piccolo. Ma. aveva la stessa testa arruffata, lo stesso naso collo stesso mento da pecora.

Una di esse, con le mani in cintola, protese la testa arruffata. Ma dove siete? gridò. S'udiva, nel silenzio, il loro ansimare: come se avessero voluto per le prime arrivare alla porticella della chiesa quelle donne respiravano forte. E, fra tanto, per la scala dei dormitorii altre recluse scendevano di furia nel cortile, urlando, ridendo, schiamazzando.

La sua pelle, di color pan bigio, portava numerose cicatrici bianche ricevute in diverse battaglie; aveva naso acquilino, labbra sottili, zigomi poco salienti, occhi neri, tetri, che brillavano stranamente e una barba arruffata, ancora più nera, che dava alla sua faccia un'aria cupa, selvaggia, poco rassicurante.