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E tornò a traversare borghi e castelli, non provando molestia di fame o di stanchezza. Più camminava più gli pareva di diventar forte e fresco; al sole non badava al polverio, ad altro: arrivare a D.... ecco lo sprone che gli si era fitto nell'anima, più acuto, più tormentoso di quello, con cui egli insanguinava i fianchi al cavallo; il quale se gli fosse bastata la lena, quel giorno di certo non avrebbe odorato biada fieno, prima d'essere a D.... Ma alla fine se non la compassione del cavaliero, potè la stanchezza; e il povero animale rallentò da la gran corsa. Allora Giuliano si trovò come riscosso da un sogno, che stesse facendo; e alzato il capo si vide in faccia e poco discoste le torri di Alba. La voce del Tanaro gli suonò all'orecchio, come quella d'un amico che gli parlasse, con dialetto somigliante a quello dei suoi monti; e guardando la propria ombra sulla via, gli parve corta, che stimò il mezzogiorno molto vicino. Passando il ponte di legno che metteva nella citt

Con la testa arrovesciata sul canapè, con gli occhi semichiusi, perchè così aveva l'illusione di soffrir meno, ella cercava d'ingannare il tempo, il tempo che non passava mai, cercava di far arrivare un'ora ragionevole per coricarsi.

Sempre la jettatura, anche nei sogni. Intanto il tempo camminava lesto. L'ora è ormai trascorsa. Alfredo è costretto di andarvi a piedi e forse senza ombrello, perchè lo aveva smarrito in altra occasione. Egli corre quanto un levriere, egli vorrebbe arrivare in tempo, (non dopo, come sappiamo, avea fatto una volta Cirillo) l

C'è molto prima di arrivare? chiese mortificata quasi di non saperlo. Tre chilometri circa li abbiamo fatti, ne restano cinque. Fra mezz'ora saremo a casa. L'Appollonia ci aspetter

Più volte sbuffando e gonfiando le guancie aveva dimenate le braccia, ponendosi in atto di rispondere focosamente, quando il Marchesino, cui doleva assai nascesse più vivo alterco fra loro, "Vedete, vedete, esclamò interponendosi e additando loro il porto, quelle banderuole rosse poste su varie barche che servono a trasportare a terra i passeggieri ed il carico del battello a vapore: ne danno indizio ch'esso sta a momenti ad arrivare; mirate quanta gente s'affolla ad aspettarlo".

Io lo studiavo di soppiatto. Volevo arrivare a scoprire se gli era rimasta nella memoria qualche reminiscenza di quella notte ch'egli m'aveva chiamato vampiro. Quella parola era stata pronunciata da esso in un attimo così violento, fra un assalto di delirio e una crisi di febbre; se anche egli se la rammentava, doveva, pensavo, confonderla cogli altri vaneggiamenti. In queste induzioni mi tranquillavo un poco, ma in una pace breve e non soddisfatta. Un punto nero stava fra me e lo zingaro tutte le volte che ci trovavamo di fronte: un punto nero, fatale, incancellabile, come quello che turba la vista d'una retina malata. Ed anche Ram

Domenica 23. Di buon mattino si comincia a veder arrivare qualche bue, ma i loro padroni accampano nuove pretese, dicendo le casse più pesanti di quanto credevano, volendo essere pagati anticipatamente, e così gridano, strillano, questionano, che davvero sar

Il prete sospirò, poi sorrise con una certa ironia bonaria, ripetendo quella parola: la patria! Si grattò in testa, con un dito, e gli rimase la berretta un po' di traverso. La patria!... Per me, povero prete, la patria è lassù: e tutto questo mondo non è, diremo.... che la strada per poter arrivare lassù.

Entra poco dopo un messo con un corno di tecc e ci offre a bere, poi ci invita per ordine del capo a portarci da lui. Certo è per darci da mangiare, pensiamo, e pieni di speranze e d'ardire ci avviamo. Ras Area è seduto nell'angolo di un piccolo ricinto e circondato da una ventina dei più fidi compagni; salutiamo e ci disponiamo davanti a loro; un forte battibecco comincia, si fa viva una querela fra loro, dai gesti si vede che vogliono accusarci di qualche cosa; il nostro servo che fa da interprete dice ci ritengono malfattori; pensiamo ci scambino pei condannati che dovevano arrivare con noi e cerchiamo spiegarci, ma ad un cenno del capo una massa di soldati invade, ognuno di noi è preso da due per le braccia che ci tengono rivolte all'indietro; io porto il destro al collo, perchè sempre malato, si insospettiscono nasconda qualche arma, vogliono mostri il mio male. La questione si va facendo più seria, più complicata; il nostro Agos, l'interprete, giovane timido, grida: vi legano, vi legano; poi è preso da timore, piange, non sa più spiegarsi; alcuni soldati entrano con delle catene. In questo frattempo, anzi fin dal principio, il capo e parecchi dei suoi si armarono di carabine, vi misero le cartuccie e pronti tenevano queste armi rivolte a noi. Noi davvero non si sa che pensare; le nostre parole non sono intese, la nostra innocenza non vuol essere ammessa; ci guardiamo l'un l'altro, è inutile fare il forte, tutti son pallidi e come gli altri devo essere anch'io. Ferrari è condotto nel mezzo del recinto, inginocchiato col dorso rivolto alle carabine; in quel momento, confesso, lo vidi finito e immaginai tutti noi stesi con lui. La morte mi parve bella in quel momento e il pensiero correva triste all'idea di non essere finito d'un colpo, delle sofferenze delle ferite, d'esser forse destinati coi nostri patimenti a trastullo di quella canaglia. Nel volgere di pochi secondi migliaia di pensieri mi si presentarono alla mente e una vera lanterna magica dei miei cari, del passato, del mio paese, mi passò davanti agli occhi. È paura questa? se lo è, confesso d'averla avuta e non me ne vergogno; quando è dato mostrare di aver coraggio, credo non sia tanto difficile persuadere che non si ha paura, ma quando si vede la morte vicina e l'impossibilit

No, non ho paura della signora Ottavia, ma ho paura della mia testa; della mia testa che brucia; e poi, se vuol saperlo, ho paura di lei... Di me?... arrivare fino alla paura, è proprio un po' troppo! Vorrebbe dirmi, almeno, perchè lei si diverte tanto a prendersi gioco di un povero diavolo?... Da mezz'ora sento, e provo ciò che non ho mai sentito, provato in mia vita.