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Filippo Bertone abitava una meschina cameretta, anzi una stamberga, nelle soffitte d'una vecchia casa in via degli Argentieri, che era tra le più popolose, ma altresì tra le meno signorili dell'antica Torino. Un letticciuolo di contro alla parete, che faceva venir freddo solamente a vederlo, due sedie zoppe, un tavolino presso la finestra, che dava sui tegoli neri del tetto, un baule spelacchiato che doveva offrire ai visitatori un modus sedendi non guarentito loro dal picciol numero e dalla poca sicurezza delle sedie, un catino sul suo trespolo di legno, e finalmente una pila di libri su d'una stufa rotta erano tutti gli arredi della cameretta di Filippo Bertone. Non c'era armadio, portamantelli, per gli abiti dello studente; ma bisogna anche dire che Filippo Bertone non aveva abiti di ricambio; il suo giubbone di color tabacco lo portava con , e quando, per le ore di sonno, o dello studio in camera, dovea pur separarsene, un umile chiodo alla parete gli serviva d'appiccagnolo. I mattoni del pavimento, corrosi dal lungo uso di parecchie generazioni d'inquilini, smossi la più parte dai loro alveoli di calce, ballavano sotto i piedi, quasi a dimostrar loro la instabilit

Oh, per questo ci aveva ragione; soggiunse la vecchia. Una camera come quella, non fo per dire, ma non si trova in tutta la via degli Argentieri. E difatti è venuto l'altro giorno da me per riaverla; ma che vuole? Io gi

, ne sono abbastanza contento. E, come dunque hai potuto dire alla signora Paolina che rimpiangevi il tuo vecchio canile della via Argentieri? Gi

La signora Paolina ci ha quella tua stamberga libera; l'ho ancora veduta ieri l'altro e mi ha pregato anzi di parlartene. Filippo rimase un tratto sovra pensiero, guardando ora la stuoia del pavimento, ora il suo amico Ariberti. E non potresti andarci tu, in via degli Argentieri? chiese egli poscia all'amico.

Il mio eroe uscì di casa azzimato come un vero damerino e si avviò verso quella benedetta strada degli Argentieri, che gli pareva tutt'altra da quella di prima. Salì le note scale con un po' di rimescolo nel sangue; chè non si era mai trovato fino allora in un caso simile.

Eccolo qua. Pretendono che io abbia fatto perdere il suo buon nome alla ragazza. Una fiorista, noti, una fiorista che sta da sola in una camera d'affitto, in via degli Argentieri! E per questo mi mettono davanti l'aut aut; o sposare la cugina del signor Forniglia, o battermi con lui all'ultimo sangue. Di qui non si esce. E adesso Lei capir

A tutta prima, quel luogo gli era parso un po' troppo signorile e da farlo stare in soggezione col vicinato. Ciò pel di fuori. Quanto all'interno, la camera era più stretta, e Filippo Bertone pensava con raccapriccio che non avrebbe potuto scaldarcisi nell'inverno, come nell'altra in via degli Argentieri. Il nostro Bertone ci aveva un metodo suo per riscaldarsi d'inverno.

Oramai, non c'era più da sperare. Ariberti corse cogli occhi in fondo alla lettera. E qui, s'egli avesse avuto la memoria più pronta, non ci sarebbe stato neanche da stupirsi. La firma era quella della «sua devotissima serva, Giuseppina Giumella» di quella fiorista in via Dora Grossa e pigionale della signora Paolina, in via degli Argentieri, che i lettori conoscono.