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La creaturina nella culla aprì gli occhi e disse: Ho fame. Nulla si mosse nell'ombra della camera silenziosa e l'infante ripetè il breve grido inarticolato. Allora s'udì un fruscìo di vesti, un lieve accorrere di passi: due tenere braccia lo sollevano, e lo acqueta un cinguettìo di dolci parole vane.

Se il Marliani avesse pianto per lei c'è da scommettere che non l'avrebbe trovato tanto vile. Ma piangere per un'altra donna? Curiosa, come una vedova che tiene il pizzicore in corpo, essa volle ad ogni costo sapere il segreto di quel dolore. Il Marliani si fece pregare un poco ma poi le aprì il cuore. La signora Bibiana si intenerì, lo compassionò, decise di consolarlo.

Ora, egli avvenne un giorno che il conte Alessandro avesse urgente uopo di parlare a suo fratello. Ne andò in busca alla biblioteca, ove recavasi di ordinario dopo l'asciolvere. Alessandro incontrò Ivan alla porta. Il principe è qui, Ivan? , padrone. Apri. Non si entra, padrone. È egli solo? Solo. Lavora dunque? No. Apri. Impossibile, padrone. È per suo ordine? Padrone, . Che fa egli dunque?

Aprì gli occhi, le si tinser di porpora le guancie e le labbra, un leggier tremito le corse per le membra, staccò le mani dal cuore su cui sembravano infisse, alzò il capo, si ricompose le vesti e le treccie, contemplò siccome estatica e con atto di meraviglia la genitrice, Arrigo e Pierio, sorrise, mosse la persona, si rizzò, e chiese con ansia e paura: Ove mi trovo?... mamma, perchè son qui?... soldati? un uffiziale?...

In Grecia Apelle e Fidia Le chieser marmi e tele; Ella insegnò la linea Divina a Prassitele, E a Socrate e a Demostene La possente parola, E ad Eschilo la scuola Delle passioni aprì. Le mani d'Aristotile Ne composer la storia; La chiamò Saffo, in lagrime, Amor; Pericle, gloria; Inspirò l'odi a Pindaro; Seguì Alcibiade a festa; E gaja dalla testa D'Anacrëonte uscì...

Il moribondo aprì li occhi un’altra volta; e come gli tenevano serrate ambo le mani, forse per quel vivo contatto di calore li spiriti un istante gli si ridestarono, lo sguardo si illuminò, egli ebbe su le labbra un balbettamento vago, tra la schiuma che sopravveniva più copiosa e più sanguigna. Non si capivano ancora le parole.

Tu hai proposto e Dio ha disposto: la sorte ha combattuto per me contro il padre, la madre e nemici; e quelli che han cercato di farmi danno, quelli mi han fatto piú utile. Erasto mio, mi sento un caldo che mi scorre per tutta la persona, e certi movimenti per il corpo, non so se da soverchia allegrezza o dal passato dolore. ERASTO. Apri la porta, Dulone. Entrate in vostra casa, vita mia.

Quel grave viso affronterebbe la vita per lei, quelle forti spalle porterebbero i suoi fardelli, quegli occhi semplici e onesti le guarderebbero nell'anima e la serberebbero pura e serena... Poi il pensiero alato volò fuori dalla finestra della sua mente. La porta si aprì e il Destino entrò nella sua vita. Era Aldo Della Rocca, più che mai visualmente dilettevole.

In quel punto, mentre lo strepito era maggiore, si aprì adagio adagio l'uscio interno della cucina, che metteva in una stanza attigua; poi fece capolino fuori dell'uscio una faccia pallida, magra, sparuta, con una barbettina rada e una gran zazzera di capelli neri; e rimase l

Aprì dolcemente la porta della stanza ove si trovava Clelia, biascicò un "Buona sera, signorina", a cui con voce piuttosto disdegnosa rispondeva la Clelia: "Buona sera".