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Per qualche tempo Raimondo non disse motto; io dal mio canto taceva. Le fiammelle del candelabro guizzavano dinanzi ai nostri occhi, mescendo il loro debole crepito al nostro respiro. Mi trassi più presso al mìo amico, ed appoggiai le mani sulle sue ginocchia. Egli mi guardò, lasciò cadere il capo un istante, poi lo rialzò d'un tratto, e prese a narrarmi la storia del suo dolore.

Ma poi, sovvenendomi dello stupore che il poveraccio aveva manifestato la sera innanzi nell'udire che io mi assumeva di nutrirlo e di vestirlo, indovinai.... compresi tutto; e mentre Gianbarba, seduto in camicia sovra una scranna, mi stendeva le gambe in attesa che io gli mettessi le calzature, mi scrosciò dal petto una risata impetuosa e gagliarda ch'io temetti di non reggere all'urto e mi appoggiai per sostenermi alla muraglia.

Ond'io me le accostai tenendo Ercole per mano e ciò valse a farle sollevare il capo sorridente. Quanta espressione in quel sorriso, e quanta leggiadria in quel volto! To' un bacio, le dissi e ritirando le sue lunghe anella appoggiai le labbra sulla sua fronte. La poveretta non rispondeva, ma ne pareva lietissima: e mi restituì il bacio senza schifilt

Nello splendore delle due finestre si vedeva il parco arruffare nel vento le sue mille criniere. Gli abeti si piegavano tutti da una parte come grandi vele buie. Mi appoggiai con la fronte ai vetri, dai quali filtrava una lama di vento, sottile. Guardai l’erba dei prati, che scorreva, come se la traversassero in furia cento ruscelli. Sentivo il peso delle mie trecce pesarmi fin su l’anima.

Lo accompagnai dello sguardo per lungo tratto, finchè le forme del suo corpo si confusero come un punto nero. Fra un anno? ripetei allora dentro di me con mestizia fra un anno! ed appoggiai sulle palme il capo affaticato....

Arrivato in mezzo al ponte, guardai intorno, provai un istantaneo senso di freddo dal capo alle piante e rimasi immobile. Subito dopo mi balenò dinanzi l'immagine di Parigi vista dal Ponte Nuovo, e mi parve straordinariamente piccina. Poi mi appoggiai alle spallette e dissi coll'accento di chi vuol mettere un po' d'ordine nella sua testa: Vediamo.

Mi corse qualche brivido per le ossa, quasi che m'avesse penetrato un filo di quel freddo. Andai verso la finestra. Nell'aprire uno scuretto, le dita mi tremavano. Appoggiai la fronte contro il vetro gelido e guardai di fuori, ma l'appannatura prodotta subito dall'alito m'impediva di vedere. Levai gli occhi e scorsi a traverso il vetro più alto scintillare il cielo stellato.

Una immensa stanchezza mi prostrava; tutte le membra mi pesavano. Reclinai il capo sul lembo del guanciale; rimasi alcuni minuti in quell'atto oppresso da una pena indefinita. Sussultai udendo la voce di Giuliana che diceva: Tu mi nascondi qualche cosa. No, no. Perché? Perché sento che tu mi nascondi una cosa. No, no; t'inganni. M'inganno. Tacque. Appoggiai di nuovo il capo sul lembo.

Il foglio mi sfuggì dalla mano, dovetti sedermi, appoggiai la testa sullo scrittoio, e rimasi lungamente sbalordito, come allo scoppio d'un fulmine!... Addio bei sogni della primavera che sorridevano ai miei pensieri, che illuminavano la mia mente come il sole che sorge i fiori sul prato! Addio speranze di supreme gioie!... addio fede nell'amore della donna! addio vane illusioni giovanili!... Ecco il primo disinganno... e il più amaro!... Ah! mio zio aveva ben ragione di ridere delle mie stolte pretese!... o vanit

Riconobbi Pietro, il vecchio servitore fedele, quello che m'aveva veduto nascere ed aveva assistito al mio battesimo. Egli si levò, con un po' di pena. Rimani, rimani, Pietro gli dissi sotto voce, mettendogli una mano su la spalla per costringerlo a inginocchiarsi di nuovo. E m'inginocchiai al suo fianco, appoggiai la fronte alla grata, guardai nella cappella sottoposta.