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Il giardino fu pettinato, le foglie cadute levate dai viali, i fiori appassiti strappati; i rami troppo lunghi tagliati, e si tentò di far ripigliare ad alcuni degli arbusti l'architettonica figura primitiva. Certo doveva accadere qualche cosa di straordinario.

Così tutti quei giorni di purissima gioia erano passati davanti agli occhi di lei. Pensando a quei giorni, era possibile immaginare che Gino non fosse più Gino? No, l'amore che gli traspariva dal volto, che aveva reso tante volte eloquente il suo labbro, doveva essere custodito così gelosamente nel suo cuore, com'erano custoditi da lei tanti poveri fiori appassiti. Infine, doveva andare. Poteva egli ribellarsi al comando? Dimenticar la famiglia? quella famiglia, in cui ella stessa... No, doveva andare, non poteva trascurare i suoi, le persone da cui dipendeva tutto, anche per lei, per la sua felicit

E l'agonia si prolungava, e lo strazio si prolungava. Le manine si sollevavano ancora, le dita si movevano vagamente; tra le palpebre socchiuse le iridi apparivano e sparivano ritraendosi come due fiorellini appassiti, come due piccole corolle che si richiudessero flosce raggrinzandosi. "Cadeva la sera, innanzi all'agonia dell'Innocente.

Le avevo poste io stesso in quel vasetto, mutando l'acqua dei fiori mezzo appassiti che vi si trovavano da due giorni. Riferisco questi particolari per far meglio comprendere il mio stupore quando, terminato di leggere alcune lettere arrivate nella mia assenza, non vidi più le rose dove con molta cura le avevo disposte poco prima.

Appassiti, dispersi.... O lacrime invano versate! O più vani sorrisi! Che cosa avanza di tante energie? Delle rughe sulla mia fronte, che in breve spariranno con me....

Era entrata nella cappella, fredda in confronto dell'aria esterna, illuminata dalla luce rossastra che pioveva passando attraverso i vetri delle alte finestrette. Vi ora un odore morto di rinchiuso e di fiori appassiti. Lucia si inginocchiò. Ma in vece di pregare come soleva, quel giorno si ritrovò a monologare senza avvedersene.

Mi curvai anch'io su la culla. Era avvenuto un cambiamento repentino, inaspettato, inesplicabile in apparenza, spaventevole. La piccola faccia era diventata d'un colore cinereo, le labbra s'erano illividite, gli occhi s'erano come appassiti, appannati, spenti. La povera creatura pareva sotto l'azione d'un veleno violento.

Questo sarebbe certo accaduto se egli fosse stato uno di quegli uomini fermi nella decisione, pronti a porre il pensiero in fatto, che trovandosi un nodo dinanzi hanno il coraggio di tagliarlo. Ma, come sappiamo, egli era tutt'altro. Tre giorni dopo infatti, invece di vederlo in viaggio per ritornare a far le sue confidenze a Tibaldo, lo ritroviamo, come ai bei tempi, alla finestra con lo sguardo più che mai rivolto alla finestra opposta. Quella parte di stranezza che vi era nel suo carattere cominciava a prendere il di sopra, ed egli non ragionava più. Del resto, per quanto guardasse, non vedeva nulla, tranne i fiori affatto appassiti oramai e le tendine inesorabilmente chiuse. Lo scopo della vita gli mancava e non aveva nulla da sostituire; si sentiva nell'anima un vuoto triste. Guardava stupidamente per delle ore intiere gli ornati quasi cancellati della finestra, non avendo quasi coscienza di esistere. Del resto era perfettamente calmo; ma non lottava più, l'idea di tentare uno sforzo supremo e partire, non gli passava nemmeno per la testa. Pensava: a quest'ora ella mi crede partito e forse si è gi

Le manine si risollevavano ancora, le dita si movevano vagamente; tra le palpebre socchiuse le iridi apparivano e sparivano ritraendosi come due fiorellini appassiti, come due piccole corolle che si richiudessero flosce raggrinzandosi. Cadeva la sera, innanzi all'agonia dell'Innocente. Su i vetri della finestra era come un chiarore d'alba; ed era l'alba che saliva dalla neve in contro alle ombre.

Aveva cura però di ripigliare tutt'i fiori cui Vitaliana aveva appassiti, sia nei suoi capelli, sia nel suo busto; d'impossessarsi di quanto Vitaliana avesse toccato; di bere di nascosto nel bicchiere di lei; di raccogliere le briciole di fettuccia, gli stracci, i fogli di carta scritti, tutto ciò che Vitaliana aveva sfiorato e che svolazzava sotto la finestra della camera da letto di lei spiando perfino il capello cui la brezza le involava quand'ella si pettinava.