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Vinto finalmente a Mentana Garibaldi, e datosi alla fuga, i suoi ne seguirono le peste; Roma fu purgata da esterni ed interni agitatori. E quando si fu in grado di ordinare l'arresto di coloro che avevano preso parte morale e materiale nell'apprestare le mine, e nelle ree macchinazioni e conati su Castel Sant'Angelo, i capi principali Francesco Cucchi, Giuseppe Ansiglioni e Giulio Silvestri aveano gi

Gli emigrati Ansiglioni e Silvestri trassero a loro l'ingegnere Giuseppe Bossi, il quale assunse l'incarico di esplorare le caserme, e scegliere i luoghi opportuni ove collocare le mine. Lo coadiuvarono i muratori Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, i quali di notte tentarono varie esperienze inutilmente per trovar modo di introdurre barili di polvere ne' sotterranei della caserma Serristori.

Inutile qui sarebbe ripetere i varii tentativi, i molti sperimenti, sempre riusciti invano, per minare, secondo le regole dell'arte, le due caserme. Interessa bensì a sapersi, che i più attivi negli studii e nella direzione pratica di esse furono i due romani Giuseppe Ansiglioni e Giulio Silvestri, dichiarati assenti, con l'ingegnere Giuseppe Bossi, romano, e Giuseppe Monti, muratore di Fermo, intrepido esecutore, entrambi arrestati. Lo scoppio di una mina «era addivenuto necessario, essendosi divulgato che un gran rimbombo dovea essere il segnale della rivolta, stabilita per le ore otto circa di detto giorno 22 ottobre prossimo passato» ed inoltre la sfida erasi gi

Monti avea avuti poi abboccamenti coll'Ansiglioni, col Silvestri, e con un tal Perfetti, e talvolta erasi incontrato col Cucchi. Ansiglioni lo istigava con le minaccie, e lo allettava con promesse le più vantaggiose. Nel giorno 22 ottobre fu combinato che egli, all'operazione nella caserma Serristori, avrebbe avuti a compagni un tal giovine Peppe, e due soldati di linea, dei quali uno caporale.