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Alle piante cresciute su la sepoltura di amanti infelici, una canzone italo-albanese (La ballata di Angelina) attribuisce virtú miracolosa:

Ma Angelina aveva gi

Conobbe allora i Ravelli, emigrati lombardi. La famigliuola si componeva del padre vedovo, del figlio Battistino, che fu ferito al Tonale difendendo quel passo alpino coi volontari, e di sua sorella Angelina, una buona ragazza di diciotto anni. Scambiavano fra loro le amarezze e i conforti comuni, dividevano i timori e le speranze, e quelle eterne illusioni degli esuli, sempre distrutte dagli avvenimenti, e sempre rinascenti dalle stesse rovine. Ogni primavera speravano il ritorno in patria per il prossimo autunno, ogni autunno per la ventura primavera; ma ogni volta che si credevano vicini al porto, una burrasca inaspettata li rigettava in alto mare. Tornato il cielo sereno, esaminavano l’orizzonte, e ad ogni nuvoletta lontana pronosticavano l’uragano che doveva sconvolgere l’Europa, far trionfare la libert

Stava appunto correggendo i lavori del suo allievo, mentre Maria lavorava accanto alla finestra assieme alle sorelle e ad Angelina che le continuava a chiedere ricette domestiche, Mario scarabocchiava, e Vittorio leggeva un libro di viaggi, quando tutt'a un tratto quel silenzio fu interrotto da un rumore di ruote, e una carrozza si fermò appunto davanti alla loro casa.

Angelina Bosio, allieva dell'egregio maestro Venceslao Cattaneo di Milano, primeggiò fra le cantanti che illustrarono le scene italiane nei due decenni che corsero dal 1848 al 1868. Cantò a Parigi, a Londra, a Pietroburgo, con grande successo. Ella nutrì sempre pel suo primo maestro, che tutt'ora insegna a Milano l'arte squisita dei buoni tempi, i sensi della più affettuosa riconoscenza.