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Col suo guascon alla conversazione giunge Marfisa, e per la concorrenza di custode al sigillo uffizi espone per Filinor con vezzi ed insistenza. Angelin di Bellanda anche persone ha, che chiedon per lui palle e assistenza. Ardono i due partiti ed al cimento si chiudono i votanti al parlamento.

Io non so con qual arte, inganno o frode, Angelin di Bellanda è fuor uscito, s'è dato in nota, non ha concorrenza. De' far Filinor nostro esperienza. Chiedon certe persone i boccon grassi con una sicumera ed una esordia, che sembra in barbagrazia a' capi bassi debban ire i votanti di concordia. L'incarco avuto, l'util va ne' spassi: mai fanno un'opra di misericordia.

Con bella grazia alcuni paladini diceano ad Angelino: Io t'ho voluto; ed alle figlie sue faceano inchini, narrando il lor buon core per minuto. Angelin gli ringrazia oltre a' confini, dicendo: Se m'avete conosciuto buon custode al sigillo, anche si vuole ch'io via conduca queste mie figliuole.

Era Angelin di Bordea generoso e non aveva al risparmio pensiere, del mal compassionevole, amoroso verso a' pitocchi ed elemosiniere. In capo all'anno era pur timoroso rimanesse un ducato nel forziere: tutta l'entrata dell'anno volea che fosse spesa, e mangiava e godea.

Mentre Angelin piangendo il capo gratta, Orlando irato a chiama Ruggero, e disse: Tua sorella mi par matta: che caso è questo e che nuovo pensiero? chi è colui che di concorrer tratta in competenza a questo cavaliero? Tu doveresti saper ben la storia, ma tu mi sembri fuor della memoria. Disse Rugger: Per quel sacro battesimo c'hai sulla testa, non mi chieder questo.

Angelin di Baiona era un cristiano dal vaiol roso, piccioletto e brutto, ch'iva girando con l'occhiale in mano, esaminando femmine per tutto; e con un modo sprezzante e villano dicea: Quella ha il sen vizzo, quella asciutto; e sono vecchie tutte, al mio giudizio: potean starsene in casa a dir l'uffizio. Parea quell'Angelin turco di razza.

Avea moglie e famiglia tanto grande, che Turpin scrive: «E' si vivea di ghiande». Perocch'era Angelin povero in canna e di poder n'aveva pochi al sole; oltre di che, sopra quelli una manna cadeva ogni anno di secche e gragnuole. Angelin sofferente non s'affanna, e dicea: Dio può tutto e cosí vuole. Dominus dedit, date ha le ricolte: Dominus abstulit, Dio ce l'ha tolte.

Angelin di Bellanda, la mattina del cimento fatal, per tempo assai con la sua famigliuola meschina er'ito a certi frati pien di guai, in una chiesa fuor di via, piccina, dove le genti non andavan mai, perch'era ignuda e sull'altar maggiore due candeluzze sol facean splendore.

Basta, giustizia è stata sempre illesa, ch'anche Angelin da' gran persecutori trasse alla fine, e mi convien pur dillo, d'un voto, ma custode del sigillo. Credo però anterior fosse una patta: Turpin dubbioso lascia questo fatto. Marfisa pel furor fu quasi matta: si chiuse nel zendale, e di soppiatto tra gente e gente va fuggendo ratta. Ipalca l'ha perduta qualche tratto.

Il paladin, che aveva messe l'ale all'improvviso, ascoltator dabbene, nella bottega, come si dicea, direm ch'egli era Angelin di Bordea, custode in corte del regio sigillo. Una carica grande e di gran frutto: ventimila ducati, posso dillo, ella rendeva con gl'incerti e tutto.