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Ed avrebbe mandato a cercar di lui conoscendo che... No, no: questo è impossibile.... Il marchese, ella stessa lo ritenevano un nobile Veneziano... Poi non mi disse quel superiore che, quando egli si ammogliò, ignorava la sua origine?... D'altronde ella lo credeva davvero estinto... Non era io presente quando dal Pozzo portò al marchese la nuova della morte di costui?... Fu allora soltanto che, cedendo alle preghiere di suo padre moribondo, ella acconsentì a sposarmi... Poi quest'oggi era assai calma!... Fu solo nel vedere la lettera di colui che si turbò e svenne!

Parlò prima della sua famiglia. La madre di suo padre era candiota, e suo padre Francesco Zola, di Treviso. Dopo la pubblicazione dell'Assommoir egli ricevette dal Veneto parecchie lettere di parenti lontani che non conosceva. Parlò con amore di suo padre. Era ingegnere militare nell'esercito austriaco; era assai colto; sapeva lo spagnuolo, l'inglese, il francese, il tedesco; pubblicò vari scritti scientifici, che lo Zola conserva, e ce ne mostrò uno con alterezza. Non ricordo in che anno, ma ancora assai giovane, lasciò il servizio militare e si mise a far l'ingegnere civile. Andò in Germania, dove lavorò alla costruzione d'una delle prime strade ferrate; poi in Inghilterra, poi a Marsiglia, donde fece varie escursioni in Algeria, sempre lavorando. Da Marsiglia fu chiamato a Parigi per le fortificazioni. Qui si ammogliò e qui nacque Emilio Zola, che rimase a Parigi fino all'et