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In data del 29 aprile 1859 il re Vittorio Emanuele diresse alle truppe un nobilissimo proclama, il quale fra le altre belle cose diceva: «..... L'annunzio che vi è annunzio di guerra; all'armi dunque o soldati... Io sarò il vostro duce. Altre volte ci siamo conosciuti con gran parte di voi nel fervore delle pugne; ed io, combattendo a fianco del magnanimo mio genitore, ammirai con orgoglio il vostro valore. Movete fidenti alla vittoria, e di novelli allori fregiate la vostra bandiera, quella bandiera che coi tre suoi colori e colla eletta gioventù, qui da ogni parte d'Italia convenuta e sotto a lei raccolta, vi addita che avete a compito vostro l'indipendenza d'Italia; questa giusta e santa impresa che sar

Ferito da una grossa scheggia all'inguine, caduto sotto il pietrame e i sacchi a terra della batteria sfasciata, mi rialzai con la faccia bruciata e calandomi i calzoni inzuppati di sangue ammirai lo straordinario viola della mia coscia e del mio ginocchio pesto. Ora sono risanati.

Ammirai quindi la sua perfetta disinvoltura nella parte che si era imposta di parlarmi o farmi parlare con lei. Tanta forza di volont

A me non bastan tue bellezze, o terra; Le indagai tutte, le ammirai, le ammiro; Ombre son vaghe, e morte a lor fa guerra: Io il ver sospiro. Ed in te solo è il vero, o impermutato Bello ineffabil che allumasti il sole, Ed a' tuoi figli nella polve hai dato Vita e parole. Chi sei? nol so. Chi son? nol so.

Dopo un paio d'ore di riposo, rimontiamo a camello, ma fatti pochi passi siamo attratti a discenderne dall'abbondanza della caccia. Siamo in vera Africa, come tante volte la ammirai nelle illustrazioni e ne sognai la realt

Però le continue irose e disoneste contumelie da un lato, e le scarse parole di sdegno dall'altro misero in sospetto il popolo che domandava la causa per la quale stesse assente il Guerrazzi; allora cangiato tenore si andò spargendo ch'egli intorato nei suoi rancori preferiva tribolarsi nel tedio dello esilio al vivere in pace con gli emuli suoi; solo si disse, ma si fece scrivere, e per renderlo più credibile da persona fin mostratasi parzialissima al Guerrazzi. Questi fu il conte Mario Carletti nella sua storia di quattro mesi in Toscana; e pure questo stesso Conte Mario scriveva al Guerrazzi il 4 maggio 1859: «Prima che mi pervenisse la grata sua conosceva la risoluzione da lei fatta di non rientrare per adesso in Toscana. Ammirai la generosit

Sovvenendomi che questa prosa non era che la parafrasi di quattro distici di Voltaire, ammirai il buon senso mostrato dagli antichi legislatori dell'isola nell'aver fatto tesoro di un così savio precetto.

Proseguendo lungo la sponda, nella direzione di Anguillara, dopo aver attraversato parecchi tratti paludosi, m'imbattei in una grossa mandra di giovenchi e di splendidi tori che minacciava di tagliarmi la strada. Chiamai un pastore in aiuto e questi mi accompagnò per un certo tratto, minacciando con la sua lancia i tori e gridando loro delle parole di comando. Costui, che era dei dintorni di Spoleto e faceva il pastore per vivere, mi condusse in un luogo dove aveva stabilito la sua solitaria dimora: era una specie di grotta sulla sponda, ombreggiata da un albero. Mi sedei ed ammirai estatico l'azzurro lago, dal quale qua e l

Poco dopo, mi rimisi in cammino e arrivai sulla piazza di Trafalgar, ch'è nel centro del quartiere più frequentato dai forestieri. Mi piacque l'altissima colonna che sostien ritta nella nebbia la statua del bravo Nelson, e ammirai i quattro enormi leoni che le fanno corona; ma lo square, forse perchè lo paragonai alla piazza della Concordia di Parigi, mi riuscì al disotto di quello che m'aspettavo. L