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Ma in ver di Ludovico io l'amicizia Ingratamente troppo rimertai, Fera in quegli anni m'opprimea mestizia, a lui la vita abbellir seppi io mai. Con indulgenza infaticata il pondo Ei reggea di mia trista alma inquïeta, E spesse volte da dolor profondo A sorriso traeami e ad alta meta.

Ditemi dove son, chi qua mi trasse, Se vero è quel ch'io veggio, Se sogno, se son desto o se vaneggio. Risolver non osa Confusa la mente, Che oppressa si sente Da tanto stupor. Delira dubbiosa, Incerta vaneggia Ogni alma che ondeggia Fra' moti del cor. COS. Giusta è la tua richiesta. A parte a parte Chiedi pure, e saprai Quanto brami saper. FOR. , ma sian brevi, Scipio, le tue richieste.

Van per la verde valle e s'inseguono, Salgono il clivo in ordin lento I retti tronchi, la rupe sfidano, Sfidano il vento. Carche di folgori dal ciel le nuvole Scendon, ma i tronchi salgono ancora, Traendo il gracile filo, dell'aquila Alla dimora Il pie' confitto nella vulcanica Roccia, fedeli soldati all'erta, Dell'uom la scossa alma trascinano Per la deserta

Sorge il vil proletario, e l'empia ed adra Ambizïon la tôrta alma gli addenta; Libert

al suon de la dolcissima armonia ferman le penne i tempestosi venti; stanno i giri del ciel taciti e intenti; e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa. E qual alma mortal la mira e ascolta, ad ogni uman disìo tutta si toglie e con tutti i pensieri al cielo aspira. La mia, che mai da lei non si discioglie, col vago spirto suo da Amore accolta a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. Dello stesso

E non ha Amor in tutta la sua corte, m'oda chi vol, graziosi sguardi, chiara voce, o vivace lume. Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte con tal foco, in tai lacci e con tai dardi mi trafigga, m'annodi e mi consume. Dello stesso O novo esempio de l'eterna luce, alma gentile, ond'ogni alma più rara mirando la belt

Alma felice, c'hai sola quel vanto aver di l'alta mente simiglianza, onde guardar mi puoi frontoso, altero, qual or ti fai, ché 'n me, codarda tanto, piú estimi questo raggio che l'orranza del dato a te sovra ogni stella impero?

In tanto ognun per mille vie procura Che 'n ogni alma il peccar cresca diletto. Ora a quegli empi, che per l'aria oscura Han loro albergo, favellava Aletto: Gi

In tale stato duo scudier l'han scorto, Ismeno, e Codro; e favellava Ismeno: Codro, che direm noi? del tutto è morto, O la grande alma anco raccoglie in seno? E Codro: ecco ei rispira; abbia conforto, A lui medica man non vegna meno, Fia forse a la sua vita alcun riparo. E su le braccia il grave peso alzare. Indi gemendo tra sospir sen vanno Suo signor sostenendo, a passi lenti.

«Alma, che per altrui difetto al varco dubbioso arrivi e Dio ti vi destina, or quivi entrando inchina l'orgoglio, alzando gli occhi al ciel che carco gira di stelle e mostrasi luntano! Di scendesti, e piú non ti rimembra qual eri avanti 'l poculo di Lete!