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Partigiani e adoratori dell’idolo dai piè di creta ammutolirono, incerti se egli fosse un reo o una vittima innocente della umana perfidia. Degli illustri contemporanei trionfava Gregorio Meli, che avea per tanti anni fatto all’amore con l’Abbazia di S. Pancrazio, dettava un’ingegnosa lirica ridendo della minzogna saracina³⁶⁶. L’Ab.

Il pianterreno era silenzioso e deserto, il primo piano attristato dalla malattia; alla gaie vesti di sposa era succeduto il bruno del lutto, ai piaceri svariati la vita monotona, alla primavera l’autunno, all’amore ridente il truce fantasma della gelosia.

Dopo aver così risposto, con dignitosa modestia, ai rimproveri di Temistio che lo accusava di tiepidezza, Giuliano, nel chiudere la sua lettera, non lascia senza confutazione una delle affermazioni con cui il maestro aveva cercato di richiamare il discepolo alla coscienza del suo dovere, e, più ancora, all’amore della iniziata impresa. Temistio, pare, gli aveva scritto che la vita d’azione è preferibile e più onorevole della vita contemplativa e che, pertanto, egli doveva esser lieto di trovarsi in una posizione nella quale gli era necessaria un’azione perenne. Giuliano, con un accento in cui si sente il rimpianto di un ideale perduto, risponde: «O caro capo, degno di tutta la mia venerazione, io voglio parlarti di un altro argomento intorno al quale la tua lettera mi ha lasciato incerto e turbato. Io desidero di esser istrutto anche di ciò. Tu dici che la vita attiva è più meritevole di lode della vita del filosofo, e chiami in testimonio Aristotele»³⁹⁰. Ma Giuliano sostiene che il testo di Aristotele non dice affatto ciò che Temistio vuol cavarne, poichè Aristotele parla bensì dei legislatori e dei filosofi politici e, in genere, di quelli che fanno puramente un lavoro mentale, ma non gi

Ecco qua la Moda. Tra le malattie in voga predomina quella dei deliquî, pretesto all’amore, e certe smorfie per accreditarli; si finge di Trimari d’un cunigghiu, anzi sveniri, Sfùjri li corna di li babbaluci, Ma di l’autri must

Depositando la corazza il re parve che rinunziasse alla gloria e perfino all’amore del suo popolo, giacchè abbandonò le redini dell’impero alla sua amante, di cui l’odioso regno doveva continuare fino alla sua morte. La bella Madama d’Etioles si era separata dal marito, e non ne portava nemmeno più il nome. Il re l’aveva fatta marchesa di Pompadour.

Ebbero i primi insegnamenti dal maestro Zecchini sempre innamorato platonicamente della loro mamma, ed essa educava i loro cuori all’amore di Dio, dei genitori e del prossimo, con elevati sentimenti. Il babbo li voleva robusti e patriotti e li indirizzava per questa via. Divenuti grandicelli frequentarono le scuole di Treviso, modificate dall’insegnamento domestico.

Avrei voluto essere come loro; addormentarmi anch’io, tranquilla, con le due mani in croce sul petto, finchè tornasse, la mattina dopo, il sole... Non mi pettinai; non misi profumo cipria; non andai nemmeno a guardarmi nello specchio. Indossai una leggera vestaglia, e per togliere le scarpe, le calze, mi sedetti su l’orlo del letto. Io non pensavo all’amore; pensavo terribilmente a lei, a me...

Le donne, in fondo, non sono mai l’amore; sono qualche volta la via necessaria per giungere all’amore.

Un’altra raccontava una serata in una stalla, d’inverno. Chi si rammenta di certi quadri che ebbero gran voga alla fine del secolo passato ed al principio di questo, pieni di figurine diverse, raccolte in diversi gruppi, intento ogni gruppo a diverse faccende, senza curarsi uno dell’altro, chi ballando, chi cenando, chi facendo all’amore, chi lavorando e lo sciancato sul primo piano che domanda l’elemosina, e il cagnetto che fa la sua brava pisciatina sulla cuna di un bambino e in fondo la forca, gli sbirri e l’appiccato; il tutto festoso, vivacissimo, con un saporito accento di caricatura, distribuito qua e l

Una donna, fatta segno all’amore di taluno, è sempre alle difese; combatte, perchè il pericolo è presente, armato di tutte le sue lusinghe, di tutti i suoi incantesimi. Ma lasciatela sola, lungamente sola. Il sapere che nimici non incalzano al vallo, rallenta la vigilanza del presidio. Si spalancano le porte, giova uscire all’aperto, vedere i deserti accampamenti.