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130 trovando idonia scusa al priego regio, che non stia allo spettacolo ordinato. Altri doni gli avea fatto, col pregio de la non sua vittoria, il signor grato; e sopra tutto un amplo privilegio, dov'era d'altri onori al sommo ornato. Lasci

11 novembre. Oggi parto. La natura è mestissima, ed io vado incontro alla noia ed allo scoraggiamento.... Non amo più i poveri: sono indifferente agli studii. Sento gi

Gli esseri deboli dei quali è pieno il mondo potrebbero, dopo ciò, credere che il dovere consista nel compiere un sacrifizio. Essi s'ingannerebbero. «No, la virtù suprema consiste nel sapere che cosa si deve fare, e nell'imparare a scegliere per che cosa si deve dare la vita... È, in generale, molto più facile morire moralmente, o anche fisicamente, per gli altri, che non imparare a vivere per essi». Si dice ancora che bisogna amare il prossimo nostro come noi stessi; ma se noi ci amiamo puerilmente, stupidamente, ameremo il prossimo allo stesso modo. Il dovere della nostra anima, di ogni anima, consiste nell'essere «tanto integra, tanto felice, tanto indipendente, tanto grande quanto è possibile». Quindi non è vero che l'anima diventi più grande sacrificandosi; ma diventando più grande essa perde di vista il sacrifizio. «Il sacrifizio è un bel segno d'inquietudine, ma non bisogna coltivare l'inquietudine per stessa.... La forza immateriale che splende nel nostro cuore deve splendere prima di tutto per stessa. A questo prezzo soltanto splender

Meglio ancora lo intese, essendogli venuta vicina, al desiderio ch'egli mostrava di parlarle, allo sforzo che faceva per balbettare il suo nome.

Questo partito per altro, a dir tutto, appena gli venne in mente gli sconvolse un po' l'animo di raccapriccio, e quel suo istinto di tenerezza pe' suoi figli che sempre lo aveva fatto crudele cogli altri uomini, questa volta gli fece pensare al dolore del padre di lei, alla disperazione del Fossano, allo strazio troppo crudele di Valenzia, alla quale più che ogni altra sventura sarebbe stato insopportabile la perdita della propria dignit

Se bene consideri vedrai, che i vantati Statuti dei Gesuiti a fine del conto consistono in questo, che giunsero ad adattare allo spirito la istruzione medesima la quale nella milizia si applica alla materia; in questo si posero interi anima e corpo; oltre tenersi liberi da qualsivoglia cura, non accettarono cariche, benefizi, quantunque sotto mano gli avessero tutti; non digiuni, non veglie, non fatiche eccessive; i Gesuiti avevano bisogno di tutte le loro forze per durare nelle battaglie della disputa, della predicazione, e dello insegnamento. Se leggi le lettere del padre Segneri vedrai come il Papa medesimo lo presentasse di canditi, e di non so quali ortolani; il Granduca Cosimo III di cioccolata più volte, ed egli stesso gli chiede vino generoso per cavarne lena a mostrarsi valente operaio nella vigna del Signore. A conseguire simile scopo di leggeri si comprende come lo insegnamento avesse ad essere cura suprema dei Gesuiti; di fatti, a Roma esercitando una volta i letterati nocque piuttostochè giovasse alla religione; i Gesuiti intesero soppiantarli e ci riuscirono; sempre conformi a stessi immaginarono metodi affatto soldateschi, e discipline, e pene; insegnavano gratis, come predicavano, e celebravano la messa; vietato non solo chiedere, ma accettare elemosine: nelle chiese non tenevano cassetta: gli scampoli disprezzavano: si contentavano rubare la pezza. Anco questo modo d'insegnamento ebbe sequele terribili nella societ

Egli le trattava tutte tre allo stesso modo, senza usare nessuna preferenza, senza mai darsi la pena di far loro una visita; e non le aveva neppure invitate a vedere il museo!

Tuttavia, in faccia allo Sforza non fece atto, disse parola che svelasse menomamente la sua commozione; bensì, alcuni giorni dopo, considerato che rimanendo in Augusta non le sarebbe mai stato possibile scansare di trovarsi col Palavicino, sentendosi forte abbastanza da sopportarne la presenza, disse allo Sforza che gli bisognava recarsi a Monaco per poco, e vi si recò infatti.

Scendete! disse il marito in tono basso, ma imperioso e concitato. E le presentò nuovamente la destra. Gina mosse le labbra livide per parlare, ma non uscì suono alcuno dalla sua bocca; fe' cenno cogli atti egli si scostasse, la lasciasse, sarebbe discesa da . Orsacchio si pose dallato allo sportello.

Voi mi diceste allora, madama, che si era imposto allo stabilimento, depositandomivi, di non disporre di me prima che io non mi avessi compiuto i sedici anni. Ebbene, che volete voi conchiudere di codesto? Dio mio! l'è chiaro, pertanto. Se vi impedivano di disporre di me, si voleva dunque reclamarmi prima di quell'et