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Quell'altro si togliea spasso con esso, e gli diceva all'opposto in effetto, donde Terigi dava una risposta da far scoppiar dalle risa ogni costa. Tratto fuor da' raggiri del negozio delle gabelle, dov'era molto atto, che non guardava al nimico o al sozio, quando faceva qualche suo contratto; del resto e' si potea lasciare in ozio o con le genti dozzinali affatto.

Sua Eminenza all'opposto sapeva, pel secondo capítolo degli Atti degli Apostoli, che il dono delle lingue si diparte dallo spirito; e che quando, dopo la Pentecoste, gli Apostoli scesero per la via favellanti in più lingue, le turbe non li giudicarono gi

Non appena il presidente conte Veneri ebbe terminata questa lettura, il conte Guicciardi, austriaco mitigato, surse a parlare, e propose di investigare anzitutto se la convocazione straordinaria del senato fatta dal guarda-sigilli fosse regolare, o se, all'opposto, il duca di Lodi non paresse adoperare piuttosto da capo dello Stato, mentre in realt

La servetta si ficcò la lettera nel busto e uscì. Ripassando per la stanza che poco fa aveva lasciata si fece alla finestra e guardò nel cortile. Il gran cortile era deserto: a un angolo, per una delle porte d'entrata, passava un gran chiaro e si diffondeva e dilagava sull'arido selciato. La moglie del portinaio aveva piantata al sole una seggiola e appeso alla sua spalliera un sudicio lino del suo poppante. All'opposto angolo, nell'ombra, la ruota immane per la fornitura dell'acqua gocciolava e lo stillicidio incessante turbava una pozza d'acqua, l

La sera del 10 Garibaldi arrivò a Bologna; non so, per altro, se spontaneamente, o invitato. Una gazzetta di que' giorni cosí descrive il suo ingresso: «Il generale Garibaldi è finalmente giunto fra noi. Ieri sera, alle nove, arrivava a Bologna. Una considerevole folla di popolo andava ad incontrarlo e distaccati dal suo legno i cavalli (ad onta delle ripetute istanze del generale) lo trascinava, quasi in trionfo, fino al Grande Albergo Reale, dove il Garibaldi fissava la sua dimora. Qui giunto, il popolo ripeteva piú volte fragorosissimi applausi ed evviva all'eroe di Montevideo, al valoroso campione dell'indipendenza italiana. I legionari del Garibaldi sono sempre alle Filigare, privi di mezzi e di risorse. Il generale Zucchi, ministro della guerra, giungeva egli pure ier sera in Bologna, reduce da Ferrara, senza per altro, lasciar trasparire nulla del suo arrivo». Il giorno 11, da Bologna, cosí scrivevano all'Alba: «Garibaldi fu incontrato alla Porta dal generale Latour, che lo accompagnò a piedi ed a braccetto fino all'albergo. Il popolo, con bandiere e torcie, faceva seguito e plauso». Lo stesso corrispondente dell'Alba tornava a scrivere due giorni dopo: «Il Governo Pontificio ha finalmente concesso alla legione Garibaldi di transitare pel suo Stato, consegnando le armi all'ingresso, per esserle restituite all'opposto confine». Quanto vi sia di vero in questa ultima condizione lo ignoro. Nella Gazzetta di Bologna del 14 si legge: «Ieri sera giunse in Pianoro dalla Toscana la colonna dei volontari italiani, che è sotto gli ordini del generale Garibaldi. Questa mattina , dopo aver pernottato in quel paese, ha preso di col

Il veneziano diceva questo, perchè gli sembrava crudele spaventar Gabriella: ma invece pensava tutto all'opposto, e ne aveva ben d'onde. Ma, interruppe la giovane, e le minacce che ella mi fece in Bologna.... Avr

In certe lettere scritte al Cardinale Fiesco così occorre descritto: «del proprio è avaro: di rado concede, e più di rado piglia; al rompere del celebrava messa: chi ami, e se qualcheduno ami s'ignora: a non trascorre mai alla ira: dai sollazzi rifugge: allo annunzio della sua elezione al ponteficato non esultò; all'opposto fu sentito sospirare per angoscia

Quando uno sciagurato rompe il confino che la natura e Dio posero fra padre e figlio; quando egli protegge ama la sua creatura, all'opposto la perseguita e l'odia, il corpo ne calpesta e lo spirito, quegli non è più padre; anzi tanto è più scellerato, e meritevole di morte, quanto erano maggiori in lui gli obblighi di proteggere e di amare.

Noi non sapremmo accertare l'amoroso lettore, che nulla curando il fastidio ci ha con tanta benevolenza seguitato fino a questo punto della storia nostra, se la Cronaca dalla quale ricaviamo le narrate avventure sia o no in parte manchevole, imperciocchè priva della numerazione delle pagine, non lascia modo a conoscere il difetto; vero è che omettendo di esporre come Carlo si partisse da Roma, quale strada tenesse, e quali ostacoli incontrasse, senz'altro badare, trascorre ai casi che avvennero dopo il memorabile passo del Garigliano eseguito dalla milizia francese; onde volendo noi dare un po' di supplemento a questo luogo, c'ingegneremo di raccontare alla meglio quanto accadesse in quel mezzo tempo. Coronato che fu a Roma nel giorno della Epifania il Conte di Provenza, rompendo gl'indugii si mise in cammino, per prevalersi di quel primo ardore dei suoi soldati, perchè, soprastando, non aveva danari per pagarli; e Papa Clemente, per molte cagioni, tra le quali non era ultima quella di non averne neppure egli, non poteva prestargliene. Le storie dei tempi non ci hanno conservato se Carlo operasse ciò che tutti i capitani a lui antecedenti e posteriori hanno fatto movendosi alla conquista del Regno, vale a dire dividere la sua gente in due schiere, mandandone una lungo il littorale, l'altra pe' luoghi più prossimi agli Appennini, con intenzione di riunirsi a Capua per marciare unitamente alla volta di Napoli; anzi e' pare che tenesse diverso consiglio, e repugnando dal partire lo esercito, pel cammino di Frosinone si accostasse intero al passo di Cepperano: forse temè incontrare troppo dura resistenza a Fondi e ad Itri, che occorrono costeggiando la marina, e considerò, che quando pure gli fosse venuto fatto di superare questi due passi, gli rimaneva il terzo, più arduo, del Volturno sotto Capua, il quale, per essere quivi il fiume grosso, e il ponte afforzato di antiche e di nuove torri, appariva inespugnabile. Trapassando la Campagna Romana, i popoli, non che gli contrastassero, gli davano all'opposto favore come a figlio prediletto, e a campione di Santa Chiesa. L'Arcivescovo di Cosenza, Bartolommeo Pignattello, veniva con esso lui in qualit

Mastro Alessandro avvisatamente dava cotesta terribile strappata di corda a Marzio, tentando farlo restare sul colpo; e come aveva immaginato gli riuscì, stante il miserabile stato in cui lo infelice si trovava ridotto: non mica per odio; all'opposto, per piet