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Abbenchè non passasse ora, senza che questa vista compassionevole gli rinnovasse i pensieri misteriosi e tremendi; nondimeno don Teodoro, che continuava volonteroso quel sagrifizio della sua vita, appunto perchè era per lui il sagrifizio di tutti i giorni, mai aveva perduto lo spirito del pietoso amore che, purificandosi in mezzo a miserie e a patimenti, diventa la virtù d'un santo, sollevava a quella vista, dal profondo dell'anima, una preghiera all'Eterno.

Anche quella casa viene bruciata, ed egli deve vedere la sua sposa tra le braccia dei goti, in uno stato più terribile della morte. Egli agita allora le braccia incatenate verso il cielo e maledice all'Eterno che ha abbandonato l'Italia e permette la rovina di questa terra! Ma chi sono quei due uomini che si fanno imperterriti avanti, nulla temendo?

Rare volte Néto era nel gruppo dei marinai, vestiti dei camiciotti turchini, a sera seduti sulla spiaggia, tra un cerchio di bimbi cittadini e qualche fanciulla pubescente, i marinai che raccontavano le istorie delle conchiglie fine e dei coralli della Madonna. Intanto l'onda faceva l'eterno rumore: e le donne pensavano all'eterno amore.

Oh come al dubbio che il figliuol le mora Trema se in lei fu reo qualche desìo, E perdono dimanda, e s'infervora, Promettendo al Signor viver più pio! I soli Angioli ponno anzi all'Eterno ardente prego alzar, qual è il materno. Giorno di liete voci, ora felice, Quando sceman del pargolo i vagiti! Quand'ei cerca la dolce genitrice Con isguardi dal riso ingentiliti!

Giusto, diventato maestro a forza di digiuni, a 36 anni non era scontento del proprio stato, avendo venduto quaranta volte un Cenacolo di Leonardo da Vinci, ai Russi ed agli Americani del buon tempo, e ultimamente ai Tedeschi ed agli Inglesi. Sperava di vendere altri cento Cenacoli prima di chiudere gli occhi all'eterno sonno; solo gli rimaneva il dubbio angoscioso che l'affresco di Leonardo, ridotto gi

La considerazione del chiostro era divenuta così grande, che potenti baroni della Campagna romana donavano a S. Benedetto castelli e possessi; così il conte della Marsica, Rainaldo, concesse ai monaci Arsoli, Anticoli, Roviano e molti castelli con essi passarono all'eterno feudo dell'abbazia. Gli abati in questo tempo divennero i veri baroni.