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Danni che dall'alzamento delle monete provengono all'erario del principe ed alle borse de' privati.

«Vana è la difesa del Console, quando egli tocca del merito della legge. Son forse le leggi così provvidamente ordinate, che più non s'abbia a mutarle? E non ve n'ha di tali, che il tempo ha reso inutili, o contrarie allo scopo? Questa legge non è delle prime e sacrosante di Romolo; nemmanco delle Dodici Tavole. È nuova, e fu fatta quando Roma, per la rotta di Canne, era minacciata dell'ultimo eccidio. I socii ribellati; non uomini per l'esercito; non ciurme alle navi; non denaro all'erario. La repubblica, per far soldati e marinai, comperava gli schiavi dai loro padroni, con promessa di pagarli a guerra finita. Tutti davano il proprio, dall'opulento senatore alla vedovella meschina. E gi

Ora l'industria non chiede l'abolizione di quel dazio di uscita; ma domanda, ed ha diritto di ottenere, che se ne impieghi il prodotto a proprio vantaggio, lasciando anche un largo margine di profitto all'erario dello Stato ed altro maggiore creandogliene col risollevamento economico di una numerosissima classe di lavoratori, di speculatori, o di proprietari. Sar

E perciò resta il danno solo alla plebe ed all'erario del principe, che tira i suoi dazi ed altre entrate a ragione di tanti soldi, ecc., come si vedrá. Qual effetto produca la proporzione dell'oro all'argento, male osservata nella valutazione delle monete.

I tuoi gabellier, tristi, sciagurati, co' tuoi governatori in alleanza, hanno tutti scannati, scorticati: non aver piú ne' sudditi speranza. Una gran parte andaron turchi o frati, per fuggir le influenze e la possanza. Carlo cresce al suo pianto un'appendice, con una bocca poco imperatrice dicendo: Adunque pon' mano all'erario; resterò miserabil senza cena.

E siccome dal rame ebbe il nome d'«erario» l'antica tesoreria romana, cosí le pene costituite dalle leggi a certi misfatti si esprimevano in libbre di rame grave, come Livio nel quinto della prima deca narra, d'Aulo Virginio e Quinto Pomponio tribuni della plebe, che «pessimo exemplo innoxii decem millibus gravis aeris damnati sunt». E lo stesso narra che, l'anno 549 dall'edificazione di Roma, avendo determinato la prima volta di dar paga a' soldati, e perciò imposto un tributo al popolo contro il parere e consenso de' tribuni della plebe, i senatori, per muovere con l'esempio gli altri, mandarono i primi all'erario la loro porzione; «et quia segue nondum argentum signatum erat, aes grave plaustris quidam ad aerarium convehentes speciosam etiam collationem faciebant».