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La bandiera azzurra col dado bianco salì lentamente in cima all'albero; la cannonata rimbombò, ripetuta dall'eco per la cerchia delle colline. Da una manica a vento emerse la testa affumicata di un fochista, il quale domandò a un gruppo di marinai confabulanti: Neh, ched'è? Zitto voi! ingiunse l'ufficiale. E voialtri, ai vostri posti! Ma l'agitazione, repressa in quel punto, si diffuse altrove.

Dal tenero arbusto che si agita alla brezza sulla sponda del torrente, all'albero gigantesco colla cima infranta dal fulmine che protende le antiche fronde sui crepacci delle roccie ingombri delle sue tortuose radici, dal musco che copre di velluto i legnami fradici del mulino alla vitalba vagabonda che s'arrampica sulle piante vicine e ricade in festoni, dall'edera che tappezza i vecchi muri crollanti alle cupe ramificazioni degli abeti che ascondono i precipizi, si possono annoverare tutte le gradazioni del verde, e le sue decomposizioni dal giallo bruno al dorato, dal più cupo azzurro al turchino.

«Quindi riprese il suo laccio, e dopo aver camminato per qualche tempo, arrivò presso un altro albero dove sospese di nuovo il laccio; e partì in cerca di selvaggina. «Egli fu ancora fortunato, tornò con un daino e trovò che una capanna si era innalzata accanto all'albero. Guardò dentro e vide una magnifica ragazza che stava seduta in un angolo col suo laccio allato.

Scendendo, per via Nazionale, Julian Sorel andava alla morte. Non trascinava più a stento le sue gambe stanche, ma non correva neppure; non si fermava più, a certe vetrine, ma gli occhi che fissava sui viandanti, avevano la stessa dolente espressione di chi non vede; non trasaliva più, quando squillava la cornetta del tram, ma il pallore del suo volto era diventato livido. L'uomo agonizzante aveva ricevuto la estrema ferita: ma gli era anche stata indicata una via ed egli vi andava, senz'affrettarsi, ma fatalmente, alla luce azzurrina e glaciale di due occhi divini che lo conducevano, al suono funebre di una cristallina voce muliebre che lo accompagnava, alla carezza di due mani sottili sulle tempie e nei capelli, all'ultimo bacio dalle labbra parlanti, ultimo bacio e ultime parole, penetrate nel cervello, nell'anima, nel cuore, in tutto l'essere. Adesso, camminando, Julian Sorel pensava soltanto in quale punto del gran Tevere egli si dovesse andare a buttare: Gwendaline Harris non glielo aveva detto. Non a Ripetta, poichè il ponte è troppo frequentato di giorno e vi sono le imbarcazioni dei canottieri e il suicidio vi fa fiasco quasi sempre: non all'Albero Bello, perchè un posto prediletto alla morte e vi è una barca di salvataggio; non a Ripa, perchè vi sono troppe tartane cariche di vino di Sicilia; dove, dunque? Si rammentò una sera di agosto, in cui, di passaggio per Roma con Gwendaline Harris, venendo da Vienna e andando a Sorrento, erano andati a Ponte Molle, borghesemente, come tutti coloro che sono costretti a restare in Roma nell'estate: e avevan passeggiato, su e giù, lungo il fiume, verso i vasti prati di Tor di Quinto, verso la ombrosa via Angelica: Gwendaline era vestita di molle seta bianca, come sempre di bianco, e aveva un gran mantello leggiero di lana bianca: , , egli sarebbe morto a Ponte Molle, verso Tor di Quinto o per la riva di via Angelica, era ancora lei che gli suggeriva questa idea. Era a piazza Venezia, quando si decise. E prese per il Corso, sulla diritta. Qualcuno lo salutò, egli non riconobbe chi fosse e passò innanzi: varii lo fermarono, eran creditori di piccole, di grandi somme e la domanda variava, ora brutale, ora piagnolosa, ma insistente, ma implacabile, lo avean saputo ricco e gli avean fatto credito, e credevan che avesse denaro ancora, credean che si negasse per mala volont

Verso mezzodì del secondo giorno il medico capo dipinse gli uomini che dovevano essere legati all'albero. Ciò fatto, essi furono guidati successivamente verso i quattro punti cardinali; indi si recitò la preghiera seguente: Dio, noi siamo venuti per festeggiare il giorno che tu ci hai dato. Noi ci teniamo in piedi per dare a te la nostra carne.

Quivi Caligola sbarcò prima di morire. «Si trovò dice Plinio un piccolo pesce, chiamato remora, appeso all'albero maestro della galera che portava Caligola da Astura ad Anzio e ciò venne considerato come presagio della sua prossima fine». Astura mala terra, maladetta! Noi pure, innocenti viaggiatori, doveva costringere a precipitosa fuga, a noi pure doveva far provare ambasce di morte.

Le loro diciotto navi, pressochè tutte d'una portata, stavano schierate in una sola lunga linea: su ognuna di esse vedevasi inalberata la bandiera azzurra collo stemma sforzesco, e il loro legno ammiraglio non distinguevasi per altro che per avere lo stendardo più espanso e più ricco, e per portare intorno all'albero una gabbia, come sul brigantino mediceo, da cui due uomini con banderuole alla mano comunicavano i segnali alla flotta a norma dei comandi.

Nei buchi così aperti furono introdotti due pezzi di legno attaccati a una corda, e il paziente venne alzato da terra e sospeso all'albero per rimanere in quella posizione finchè il suo proprio peso, stracciando le carni, l'avesse fatto ricadere sull'erba.

E quando questo sesso interminabile è avvolto presso il letto del povero Mafarka, il marinaio lo crede una gomena e lo attacca all'albero di trinchetto.... Voi mi parlate di rappresentazione erotica: eh! via! ma questa è rappresentazione grottesca e barocca che voi ben potete combattere in nome dell'arte, che voi non potete combattere in nome della morale perchè nessun pudore si sente offeso da questo, perchè nessuna immaginazione per quanto pudica si sente colpita da questo quadro, da questa rappresentazione.

Le ore dopo il pranzo erano, come ho detto, consacrate al giardino. Virgilio rallegrava il viaggio dalla postierla fino all'albero di pino; quindi andava a dormire nelle tasche della giubba, e cominciavano le svariate conversazioni. La signora era di mente colta come di cuor delicato, e Laurenti sapeva farla pensare, com'ella sapeva farlo parlare.