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La signora Matilde chiese di poter ritornare, mentre Flora, la zia e Massimo, seguendo i passetti e i minuetti disuguali del loro ospite, discendevano verso una spianata divisa in molti quadratelli di terra coltivata a fragole straordinarie per quella stagione. Tra gli alberelli si vedevano rosseggiare grosse e appetitose.

La finestra metteva come le altre in giardino. Leonardo stette alcuni istanti in silenzio, poi disse: Sento la brezza, mi par di vederla.... ecco, rasenta il suolo, curva i fiori e gli alberelli a piedi del vecchio ippocastano che risponde a quegli inchini con cortese dignit

Era l'ora del mezzodì; sotto la sferza del sole nessun uccello si avventurava sugli alberelli vicini, nessun passero saltellava sulle sabbie ardenti dei viali, ma giù nel boschetto, che pareva tuffarsi nel lago, l'usignuolo levava ogni tanto la voce di mezzo al confuso chiacchierio di mille voci.

Donato segue sbadatamente coll'occhio quei voli, ascolta quelle ciancie, e si dimentica. La luce ha messo in rotta tutti i fantasmi paurosi, e sveglia la vita da per tutto; i monti par che si sollevino or ora dal piano, le querele e le acacie e gli alberelli e i fili d'erba si parano delle loro goccioline di rugiada per far festa al sole.

L'amore aveva delle angosce e delle delizie vere, delle esigenze spontanee: il fiore dava il suo olezzo e non andava a cercare una gocciola di essenze agli alberelli del profumiere. Morella rilevava da lui.

Vedea composti in fila li alberelli su 'l cielo azzurro come il fior de 'l lino, dritti, con rare foglie, e lunghi e snelli, quali eran cari a Pietro Perugino; e a quando a quando udia di tra' ramelli gittar suoi trilli dotti un lucherino. Mi veniva ne 'l cuor gran diletto da quella vista, ch'io m'ergea su 'l letto alquanto, a riguardar più da vicino. Ben ella avea que' miei palpiti istessi.

Dalle quattro finestre spalancate alla dolce frescura e al sole irrompeva nella stanza ora un inno di lieta giovinezza, ora una solenne sinfonia di vita nuova; suoni, rumori indistinti, voci umane, canti di uccelli, bagliori di luce, festa di colori, trepidare di foglie recenti, che dava apparenza di cose animate agli alberelli di bambù davanti a le finestre, contro il sole.

Innanzi ad una tavola di tartaruga ad intarsi di metallo, su cui eran vasi d'alabastro, barattoli ed alberelli pieni di essenze che effondevano un soave profumo per tutta la camera, stava seduta su di una gran seggiola a braccioli la Ginevra, in quel negletto vestire, in cui la bellezza vera compare assai meglio che nella compiuta attillatura, lasciando che la fante l'abbigliasse; ho detto lasciando, perch'ella non sapeva veramente quel che si facesse di lei in quel momento.

Questi uomini non provenivano da veruna scuola tedesca. Erano tutti di fabbrica paesana. Il De Sanctis, come tutti sanno, usciva dalla Scuola del Puoti. Il poeta dei Giambi ed epodi aveva studiato dagli Scolopi. Il Settembrini s'era tirato su per avvocato, per avvocato il Bartoli, per notaio, e l'esilio gli troncò gli studî, Alessandro D'Ancona. Michele Amari era impiegato alla Tesoreria di Stato in Sicilia, Ruggero Bonghi «o bene o male, venne su da ». Il Comparetti spiccò l'altissimo volo verso il mondo ellenico dagli alberelli e dalle teriache d'una farmacia. Alla stretta dei conti, furono tutti un po' autodidatti, e si fecero, piú che altro, studiando gli autori, allacciandosi alle tradizioni italiane. E ciò non ostante, nessuno vorr