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La mandria è tornata al pascolo vicino. Di quando in quando una mucca domestica viene a piantarsi sulla bocca dell’antro e guarda cogli occhioni giudiziosi la dura opera dei minatori. Guarda scodinzolando e medita seco stessa quale possa essere la ragione di quel grande affannarsi che vede e quando l’ha trovata, protende il muso e lancia ai barbari che struggono la montagna un muggito di rimprovero, come a dire: vergogna! vergogna!

Nel tumultuoso affannarsi delle menti intorno alle vicende d'una guerra non impreveduta, ma pregna d'impreveduti rapidi eventi, la necessit

Nancy accese il gas nel salotto, e sedette colle mani in grembo. Era sola, quella sera, come tante altre sere. I bambini colle teste grosse la guardavano. E il morto signor Johnson con gli occhi bianchi la guardava. Sul caminetto la piccola pendola sgangherata pareva chiacchierar piano, e affannarsi a sbattere via il tempo in fretta e furia. Nancy l'ascoltava.

Dio buono!... Certo che la zia sapeva. Ma non c'era ragione di affannarsi a quel modo; disgrazie ne capitano ogni giorno; e, si sa... a chi la tocca la tocca! La zia parlava non smettendo di mangiare e offrendo chicche alle amiche, che si rimpinzavano.

Ella ebbe un sorriso così profondo, così enigmatico che lo scosse. Poi, tacquero. Passò del tempo, così. Confusamente, ogni tanto, nella mite e intima delizia di quella solitudine, di quella vicinanza, ella sentiva tremare, talvolta, nella sua, la mano di Massimo; e talvolta, sentiva il respiro di lui affannarsi. Allora levava le palpebre a guardarlo: lo trovava intento a fissare il suo volto, intensamente, con tale un ardore concentrato di visione e di attenzione, che non aveva ella mai scorto. Il tempo passava, sulle loro teste vicine, sulle mani dalle dita intrecciate, immobilizzati in quell'atteggiamento. E ad essa sembrava d'immergersi in un sogno lungo, senza fine, che ricominciava sempre dal principio, dove passavano sulle sue mani dei baci leggieri come un soffio, dove carezzava i suoi capelli una mano molle e lenta, dove un acuto profumo di fiori che si appassivano, le saliva al cervello, dove una voce ripeteva il suo nome, sempre, con la profondit

E se la vita fu bene, perchè mai ci vien tolta? E se la vita fu male, perchè mai n'è stata concessa? Oh! l'ora della morte travaglia d'ineffabile angoscia. Io, che, per felice disposizione della natura, posso senza dolore e senza gioia guardare la contesa della distruzione e della esistenza, ho considerato l'uomo spento col ferro: egli aveva i capelli ritti.... le pupille terribili.... la bocca in atto di profferire una minaccia.... tutte le membra disposte a disperata difesa. Ho considerato l'uomo spento coll'arme da fuoco: i suoi occhi erano languidi.... il volto abbattuto, come quello dello estenuato da lungo patire. Finalmente ho considerato la forza della malattia mortale sul giovane, e sul provetto: in quello la vita lottò con vigore proporzionato alle sue forze, e gli ultimi suoi istanti furono atrocemente dolorosi; in questo, di cui l'alito avrebbe a mala pena potuto muovere una piuma, e appannare il cristallo accostatogli alla bocca, la morte parve imperversare meno furiosa, anzi calare lieve lieve la mano ghiacciata a stringergli il cuore. Ma e nello spento per ferro, e nello spento per fuoco, nel giovane, e nel vecchio.... in tutti ho osservato il gravoso affannarsi dell'agonia.... il ravvolgersi degli occhi desiderosi della luce.... il brivido celerissimo a fiore di pelle precursore della cessazione del moto.... la grossa lagrima distillata dal cervello gocciare giù per la pallida guancia.... tutte le membra contrarsi.... raccogliere coll'ultimo anelito in un sul punto la vita, e.... con un sospiro il cuore ha cessato di battere: l'eterna immobilit

Cristina la lasciava piangere, senza affannarsi a dirle una parola di conforto e come se ogni soffrire di lei le fosse indifferente. Alla fine Enrica sollevò la sua bella testa. Le lacrime erano rasciutte; essa avea ripreso tutta la sua fierezza.

I passeggianti colti all'improvviso si affrettano a ricondursi alle loro case, ma il tuono li sorprende sordo dapprima, indi fragoroso e col tuono un acquazzone fitto, infuriato, continuo. È un correre, un affannarsi a riparare sotto l'atrio delle case ed in pubblici alberghi; le vie di Milano così tranquille dianzi, ora offrono uno spettacolo quasi di confusione.