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La diva a Borghignano faceva furore: tutti ne parlavano, tutti la lodavano, erano tutti innamorati di lei. La Direzione del teatro, composta di membri molto maturi, si tingeva capelli e barba due volte al giorno; il Presidente, che secondo le sue abitudini sperava molto, faceva la doccia; i due Lastafarda si esercitavano a parlar francese; Gianni Rebaldi faceva provviste di sigarette nel camerino della diva, e regalava all'Assunta i dolci che rubava ai bambini della Bertù. Il Toscolano le offriva Adamastor se voleva far passeggiate, e aveva grandi misteri col brumista che la conduceva tutte le sere da casa al teatro e viceversa. L'Assunta era fermata per istrada dai molti curiosi che volevano sapere gli anni della sua padrona e se era un'americana davvero e se i capelli che portava in scena erano tutti suoi. Fra il palcone degli ufficiali e la barcaccia dei nobili cominciò una fiera rivalit

Tuttavia, egli si conservava filosofo, e non si mostrava sgomento, triste, tanto più che dovendo tirarla innanzi col credito, avrebbe colla melanconia accresciuta la sfiducia. Il Vharè, del resto, conosceva gli uomini e le donne; e mentre si sarebbe guardato bene dal lasciar scorgere a' suoi amici le perturbazioni del proprio bilancio, a Lalla, invece, gliene scrisse tosto a Santo Fiore, scherzandovi sopra e confidandole che dubitava, per quell'inverno, di poterla raggiungere a Roma, temendo di doversi fermare a Borghignano ad ammirare il trotto di Adamastor e le pelliccie nuove dei Tangoloni; a far la corte alla Bertù, a confidarlo alla Calandr

Il marchese aveva poi un'abitudine, che ingenerava molta confusione: i cavalli, i cocchieri e le signore chiamava soltanto col nome di battesimo: Adamastor, Dirce, Vandalo, Fanny, Sandro, Cecco, Toni; l'Ippolita, la Jenny, la Norina.

Il marchese di Toscolano aveva un cavallo solo, in scuderia, e gli aveva messo nome Adamastor, mentre sarebbe stato meglio battezzarlo Bortolo o Pasquale, per la sua andatura lenta e monotona, che gli dava l'aria pacifica e rassegnata d'un vecchio impiegatuccio a milletrecento, che trotterella, curvo e striminzito, da casa all'ufficio.