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Ora, è chiaro che le invettive e le maledizioni della Chiesa non tolgono che, nell’imperatore Giuliano l’uomo e l’azione siano singolarmente interessanti. Non vi può essere studio storico più attraente del ricercare le origini, le cause, le conseguenze della restaurazione politeista a cui il giovane imperatore ha posto mano. Quelle invettive e quelle maledizioni non possono nascondere il vero a chi appena guardi la storia e i documenti; e il vero è che Giuliano fu un uomo per eccellenza geniale, un uomo che, dopo aver passate l’adolescenza e la giovinezza immerso negli studi, da cui, ad ogni istante, lo distraeva l’aspettazione di essere trucidato ad un cenno dello scellerato cugino che sedeva sul trono imperiale, investito, improvvisamente, di un supremo comando militare, in una posizione che pareva disperata, si rivela, in breve tempo, generale di altissimo valore, e conduce una campagna meravigliosa, coronata da splendide vittorie. La sua vita pubblica è chiusa nel breve ciclo di otto anni, dal 355, l’anno in cui è mandato nelle Gallie a fronteggiare le invasioni germaniche, al 363, l’anno in cui cade sul campo di battaglia combattendo eroicamente i Persiani. Questi otto anni furono tutti spesi in una vita agitata, piena di avventure e di preoccupazioni amministrative e militari. Eppure, il giovanissimo imperatore, che doveva morire a trentadue anni, non abbandonò mai i suoi studi, non interruppe mai la sua attivit

Indi l'italiano scherani. Diplomi dell'8 novembre 1280, 21 aprile e 27 giugno 1281 nel catalogo delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 218, 222 e 227. Saba Malaspina, cont., pag. 350, 351. Ibid. pag. 355. Anonymi Chr. sic., loc. cit., pag. 147. Le leggi dell'imperator Federigo II, contro le eresie portano una ventina di nomi diversi d'eretici; tra i quali v'hanno i paterini.

Nello Speciale si legge l'insulto del Francese altrimenti, e con troppa chiarezza: temerarius illam in.... titillavit. Veggansi ancora gli altri contemporanei citati nell'appendice. Bart. de Neocastro, cap. 14 e 15. Saba Malaspina, cont., pag. 355. Veggansi ancora Montaner e d'Esclot ne' luoghi citati.

Io mi convinsi che questo ragionamento, ispiratomi dagli dei, era il più sicuro ed il più conveniente ad un uomo equilibrato, poichè il correre ad un pericolo manifesto, per timore delle future insidie, mi sembrava cosa davvero avventata. Cedetti dunque ed obbedii, e così, in breve, mi si gettò intorno il nome e la clamide di Cesare»⁵¹. ⁴⁹ Iulian., 353, 26 sg. ⁵⁰ Idem, 355, 3.

Questa colonna restò lungo tempo in piazza Valguarnera; e oggi, rimossa dal centro, si vede nell'angolo orientale dell'isolato del convento di Sant'Anna la Misericordia. È assai rozza, gli artisti la credono del secolo XIII. Ma ciò non dee toglier fede alla tradizione; perchè la colonna potè essere alzata, o rinnovata molto tempo appresso. Saba Malaspina, cont., pag. 355.

Se noi guardiamo un po’ addentro in questo oscuro episodio, troviamo che il sospetto può nascere non tanto dalle relazioni palesi di Giuliano con la cugina Eusebia quanto dal suo contegno verso la moglie Elena. Giuliano, come sappiamo,⁴²⁵ fu due volte a Milano, durante il soggiorno della bella imperatrice, la prima nel 354, chiamatovi, dopo la morte del fratello Gallo, per esservi processato e certamente ucciso, se Eusebia non fosse intervenuta. Giuliano fu relegato a Como e poi mandato ad Atene; la seconda volta, sul finir del 355, per esser investito dell’autorit

⁵¹ Iulian., 355, 14 sg. Che era avvenuto per porre Giuliano in una tensione d’animo così grande e penosa? Ce lo narra Ammiano Marcellino⁵². Giuliano, come dicemmo, era stato chiamato a Milano, perchè il complotto di Sirmio e la ribellione di Silvano avevano ridestati i sospetti di Costanzo. Quando Giuliano fu a Milano, ogni timore di congiura era sventato, e Silvano era caduto ed ucciso. Ma le inquietitudini dell’imperatore risorgevano e, questa volta, per ben più gravi ragioni. L’uragano barbarico, che, circa un secolo dopo, doveva rovesciarsi sull’impero, faceva sentire sempre più vicini i suoi fragori minacciosi. I Germani passavano il Reno, devastavano le terre orientali della Gallia, ed apparivano come un pericolo, come una forza che l’impero non era più capace di fronteggiare. Costanzo non era uomo da prendere in mano la somma delle cose e di porsi alla testa dell’esercito. Ma pur sentiva che le circostanze richiedevano uno sforzo supremo e il prestigio della suprema autorit

Mi ha colto la morte purpurea e il destino onnipotente. ⁵³ Liban., I, 378-79. Per confermargli sempre più il suo favore, Costanzo gli dava in moglie la sorella Elena. Dopo un mese di festeggiamenti, ai primi di Dicembre del 355, Giuliano partì per la Gallia. Costanzo lo accompagnava fin oltre il Ticino, a mezza strada fra Lomello e Pavia⁵⁴. ⁵⁴ Amm. Marcell., I, 67.