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Di casa sua si continuava a scrivere, per tante altre ragioni secondarie; ma di lei, particolarmente, non era più fatta menzione, fuorchè sullo scorcio del 1838, per raccontare d'una sua malattia di languore, che la costringeva ad un lungo viaggio. Questo era il Consiglio del medico, che si riprometteva moltissimo da un mutamento di clima, e proponeva una gita in Isvizzera.

Se non m'inganno, fu nell'anno 1838 che S.M. Apostolica l'imperatore Ferdinando d'Austria venne a Milano per farsi incoronare Re d'Italia. A quell'epoca, per ricordare l'augusto, si diceva generalmente; il nostro imperatore, taluni, più ingenui: il nostro buon imperatore.

Qualunque spettacolo ci fosse sul Canal Grande, s'era sicuri di veder folla in palazzo Bollati. Figuriamoci poi quanta gente s'aspettasse quella domenica 7 ottobre 1838 in cui ci doveva essere la regata in onore di S. M. Ferdinando I, venuto insieme con l'augusta consorte a beatificare di sua presenza la fedele citt

Da Viareggio il Pacini passò a Lucca nel 1838 e quivi parimenti fondò un Istituto musicale sotto la protezione del Duca. E fu verso quell'epoca, che l'illustre maestro, riposato dalle lunghe lotte, e incoraggiato da circostanze più favorevoli, sentì nascere il desiderio di ritentare le sorti del teatro.

Del male intanto si aveva conoscenza esatta; chè in un decreto del 12 ottobre 1838, all'indomani del viaggio di Ferdinando II in Sicilia, si legge: «le vaste contrade nude, deserte, mal coltivate, che s'incontrano in Sicilia, non ostante la loro feracit

Sua Eccellenza il conte Leonardo Bollati, che scendeva sotterra in quel giorno d'ottobre 1838, non era un grand'uomo, come volevano far credere i suoi panegiristi. Egli aveva avuto la fortuna di conquistare in gioventù una certa riputazione di valore combattendo sotto gli ordini dell'ammiraglio Emo nell'impresa di Tunisi, e aveva avuto l'abilit

In questa regione vi sono molte grotte scavate nella pietra calcare, che un tempo saranno forse servite di rifugio a qualche eremita. Anche nell'anno 1838, presso Collepardo, in una grotta del vicino monte Avicenna, abitava un eremita.

Quando la notte del 24 dicembre 1838, sua moglie si sgravò felicemente e Maria Craut la sarta del villaggio e levatrice a ore perdute gli annunziò che il nuovo venuto era un maschio, egli aperse l’uscio di casa e malgrado il freddo polare che soffiava dal Monte Rosa, vi rimase piantato una buona ora, finchè non ebbe sparato cento e un colpi dai due fucili da caccia e dalle pistole che ricaricò altrettante volte a rischio di farsele scoppiare fra le mani.